PERCHE' ADOTTARE UN LEVRIERO.

Perchè adottare un levriero. 

(Attenzione! In calce al presente articolo troverete una serie di immagini e di video in alcuni casi dal contenuto molto forte)

 

Pur venendo da paesi diversi questi levrieri hanno molto in comune. Sono cani da lavoro con la grande sfortuna di essere considerati mero bestiame. La durata della loro vita non coincide con quella biologica ma con la durata della loro vita “professionale”.

Il mondo è pieno di cani bisognosi d’aiuto, ma la cosa che colpisce di questi levrieri è che ognuno di loro è stato voluto, usato ed infine scartato. Nessuno di questi cani è frutto di un incidente, anzi. Le cucciolate vengono studiate e pianificate con grande attenzione. La metà dei cuccioli viene "scartata" (uccisa) già da subito. Crescendo, un altro quarto degli esemplari viene "eliminato" (ucciso) perché inadeguato alle aspettative di chi li ha fatti nascere. Scartati pur essendo sanissimi. Lo scopo è quello di produrre un campione. Campioni nella caccia alla lepre e nella corsa in cinodromi. Usati per lucro o per divertimento. La loro carriera professionale si conclude attorno ai 2-3 anni di vita quando, non più all’altezza delle aspettative, vengono eliminati nei modi più svariati.

 

GALGO 

Il Galgo Spagnolo è una razza antichissima utilizzata per la caccia alla lepre pur essendo ritenuta adatta anche per la caccia ad altri animali come conigli e cinghiali. Di carattere serio e riservato con gli estranei, socievole e affettuoso con il proprietario, durante la caccia da prova di grande energia e vivacità.

I Galgo spagnoli nelle campagne iberiche e nelle zone rurali, spesso vivono in stalle sovraffollate in numero superiore a 10 soggetti. La maggior parte di essi non vede mai la luce del giorno se non in occasione delle battute di caccia. Le condizioni in cui vengono tenuti questi cani sono pessime; zero controllo sulle nascite, zero vaccinazioni.

Nelle regioni più arretrate – Estremadura, Castiglia, La Mancha – in nome delle tradizioni, alla fine della stagione di caccia, il cacciatore (galguero) deve eliminare il più perfidamente possibile il galgo che non lo ha onorato a sufficienza durante la stagione venatoria o che oramai è divenuto troppo vecchio. Tristemente nota è la uccisione per impiccagione agli alberi. I cani che non corrono a sufficienza sono impiccati ai rami più bassi, dove subiscono una morte lenta e dolorosa nota con l’espressione “Il pianista” per il frenetico tentativo di appoggiare le zampe a terra. Quelli migliori nella corsa ma comunque non abili nel cacciare, sono appesi ai rami superiori, con conseguente morte più veloce. Se non impiccati, vengono gettati vivi nei pozzi, legati alle auto e trascinati, abbandonati nelle campagne vivi ma con le zampe appositamente rotte (o viene loro sparato nelle zampe), lapidati, legati e lasciati morire di fame, annegati, bruciati con la benzina, sepolti vivi, avvelenati, torturati con bastoni in bocca affinché non abbaino e non si lamentino attirando così l’attenzione. Parliamo di migliaia di cani l’anno, non di qualche caso isolato. Le stime sono certamente in difetto trattandosi di cani non registrati e fatti riprodurre a dismisura. Solo di recente, a causa di lamentele circa l'impiccagione dei levrieri e dei loro latrati, i galguero hanno cominciato a portare i cani non desiderati nelle perrera (canili spagnoli) o nei rifugi gestiti dalle associazioni di volontari che si occupano del recupero di questi animali.

 

LA PERRERA

Solitamente le perrera (canili spagnoli) sono isolate dal mondo. Intorno c'è il nulla assoluto. Quando piove in perrera non ci va nessuno. Le strade sterrate diventano un fiume di fango nel quale si rischia di rimanere impantanati con l'auto. Nessuno farà mai tanta fatica per un cane.

File di box apparentemente ordinati e "puliti" con a volte una protezione dal freddo fatta in plastica. I box sono sovraffollati con 3-4-5 cani assieme. Le ciotole vuote. A volte i cani non mangiano e non bevono. Molti cani sono in posizione acciambellata ormai rassegnati e consapevoli di essere prossimi alla morte, purtroppo non per eutanasia (che per tanti di loro sarebbe una liberazione), ma dopo aver sofferto per la polmonite, la fame, la sete e per altre malattie. Nelle varie foto e nei filmati, ogni cane che vedete acciambellato non sta riposando, sta morendo.

I cani che vengono portati in perrera dal proprietario vengono soppressi dopo 10 giorni. I cani che vengono trovati vaganti e portati in perrera vengono soppressi dopo 20 giorni qualora non reclamati. Tutto questo e' legale in Spagna. Cani e gatti randagi vengono catturati e ivi rinchiusi. Se non vengono reclamati o riscattati da nessuno, li aspetta un’orribile morte con un’iniezione letale o per mezzo di una camera a gas. La morte per camera a gas è dolorosa, lenta e causa una lunga agonia. Gli animali vengono rinchiusi in una stanza sigillata nella quale viene pompato monossido di carbonio, col risultato che l’ossigeno viene meno. Nel tentativo di fuggire, molti animali arrivano ad aggredirsi tra loro o a ferirsi cercando di aprirsi un varco all’esterno. Tuttavia, la maggior parte di loro non arriva al giorno della soppressione, morendo prima a causa di malattie, mancanza d'igiene, fame, sete, perché in quei dieci/venti giorni di permanenza in perrera a loro viene negato tutto.

Spesso i cuccioli sono sbattuti con adulti molto più grandi e vengono sbranati dai loro compagni affamati. I canili percepiscono denaro per ogni cane che entra, nulla per il loro mantenimento. La legge li autorizza all’eutanasia perciò i cani vengono uccisi per fare spazio a nuovi animali introitando così altro denaro. Ogni perrera è dotata di un forno crematorio, poiché i cani da eliminare sono tantissimi.

I volontari e le associazioni che si occupano del recupero di questi cani cercano di salvarne quanti più possibile andando nelle perrera, andando direttamente dai cacciatori a fine stagione o raccogliendo per strada i randagi. Corrono tra una pensione e una clinica veterinaria per salvare il salvabile.

 

GREYHOUND

I Greyhound sono i grandi levrieri da corsa; una delle razze canine più abusate la cui storia è ai più sconosciuta. In alcuni paesi i cinodromi e le scommesse sulle corse dei cani sono legali e molto popolari, addirittura incentivate e promosse come divertimento per famiglie.

Il grande pubblico non si chiede quale sorte è riservata alle migliaia di levrieri che ogni anno vengono uccisi legalmente dopo aver vissuto una vita di sofferenze e prigionia.

L’Irlanda è uno dei maggiori ‘produttori’ di Greyhound. Una produzione annua pari a 40.000/50.000 cuccioli: un allevamento intensivo alla ricerca del campione che porterà soldi e gloria al fortunato proprietario/allevatore. Di questi cuccioli solo una metà ha speranza di arrivare ai cinodromi, perché gli altri, i meno dotati, sono destinati alla morte ben prima dei 2 anni di vita. In nessun caso un cucciolo viene allevato perchè abbia un futuro fuori dalle piste.

Dei levrieri che arrivano a correre in pista, almeno un terzo viene abbattuto a seguito di incidenti e infortuni durante gli allenamenti e le gare. I rimanenti hanno una speranza di vita tra i 2 e i 4 anni, termine dopo il quale anche per i “racer” la carriera termina in ogni caso con la soppressione. I Greyhound trascorrono la loro breve vita in piccolissimi box di cemento o in gabbie ammassate l’una sull’altra uscendo solo ed esclusivamente in funzione degli allenamenti e delle gare. Un allenamento durissimo che nega qualsiasi libertà. Imparano solo ciò che serve per correre in pista. Vivono quasi ininterrottamente indossando la museruola al fine di non perdere concentrazione. A fine carriera la loro vita termina con una iniezione letale o, molto più spesso, vengono lasciati morire di fame e di sete, metodo considerato di gran lunga più “economico”. Spesso vengono mutilati e abbandonati, ceduti per la sperimentazione, venduti in mercati asiatici o esportati per essere inseriti in circuiti minori nelle piste di Spagna, Marocco, Asia dove finiscono i loro giorni in condizioni spaventose.

Sono conosciuti come «i figli del vento» per l'incredibile capacità di sfrecciare veloci sul terreno, ma anche come «i cani del nulla», perché ogni anno nascono a migliaia e a migliaia vengono sterminati in silenzio. I greyhound neri (colore dominante nella selezione genetica), presenti in grande numero nel mondo delle corse agonistiche in Irlanda, Regno Unito e Australia, sono denominati “bin liners” (sacchi della spazzatura), a testimonianza della scarsa considerazione riservata a questi animali. 

 

ASSOCIAZIONI E PROGRAMMI DI ADOZIONE E RECUPERO

Veniamo al punto più delicato e spinoso della questione. “Calcio ad un nido di vespe”, ne sono consapevole.

Partiamo dal principio che spendersi per salvare un cane è una cosa meritevole e questo è un fatto. Partendo da questo, ci sono delle precisazioni da fare.

Parliamo principalmente dei Grey. Quello che traspare (o che alcuni vogliono far credere) è che i cani, una volta dismessi dai circuiti delle corse, accedono a programmi di adozione e recupero presso privati. Le cose non stanno proprio in questo modo.

Il sistema e l’industria delle corse, al fine di proteggere i propri enormi interessi e di non attirare le attenzioni dei più, ha imbastito un fuorviante sistema di adozioni dei cani una volta dismessi dalle corse. Susan McHugh, nel suo “Storia sociale dei cani” del 2004, (tempi non sospetti per la maggior parte delle associazioni italiane oggi presenti - all’epoca ve ne era una sola) così scrive:  “In questa transizione, la singolare storia del levriero è stata una carta vincente per i promotori dell’industria delle corse che hanno potuto sottolineare le radici regali e la natura socievole (istituendo più recentemente anche centri di adozione legati alle corse), con lo scopo di far passare in secondo piano il cliché delle corse come sport per scommettitori incalliti e cani sfruttati”.

Alcune associazioni, pur con intenti meritevoli, finiscono per divenire parte del sistema, dialogando e interagendo con l’industria delle corse e fornendo a questa una immagine pulita ed etica. Nella realtà, forse il 10% dei cani usati nelle corse riesce ad approdare nei programmi di recupero. Dietro questa immagine di facciata, si perpetrano stermini di cani, selezione attraverso eliminazione di quelli non promettenti, soppressione degli infortunati… I numeri sono talmente alti che sarebbe impossibile ricollocare tutti i cani. Dal sistema esce solo quello che il sistema vuole. Spesso il tutto è supportato dalla convinzione che “piuttosto che morti…”. In questo modo, questo meccanismo consentirà l’uccisione di decine e decine di cani dietro al salvataggio di uno. Ovviamente la vita di quel cane salvato ha un valore enorme ma ha anche un costo enorme. Non è una questione di giusto o sbagliato; è una questione di esserne consapevoli. Ci sono associazioni che operano in questo modo, associazioni che ne prendono le distanze e operano combattendo e criticando il sistema. A volte questo diviene il punto principale della questione: la lotta tra associazioni. Una gara a chi è più bravo dove, inevitabilmente, i cani da protagonisti diventano trofeo, numero. Non è per tutti così, ma per molti si, purtroppo. A ciascuno la sua scelta. Informatevi, fate domande e decidete di adottare e sostenere il progetto a voi più rispondente. 

 

In materia di educazione, rivolgetevi a dei professionisti verificandone metodi e curriculum. Prendete le associazioni come enti che si occupano di altro e quello devono fare: recuperare e far adottare i cani, combattere battaglie, ma non educazione senza averne titoli e competenze. Spesso, adottanti e associazioni (ben inteso, non tutti) sostengono che questi cani, per una sorta di compensazione e riscatto con la vita precedente, devono soltanto dormire e non fare alcun tipo di attività. Gran parte del mondo levrierista rescue è contrario a fare attività con i cani (non parliamo ovviamente di gare e corse verso le quali, per i cani tolti da quell’ambiente, anche noi siamo totalmente contrari). Per molti, con l’adozione il percorso si conclude; i cani sono al sicuro. In realtà, con l’adozione il percorso ha inizio. I cani vanno aiutati ad uscire dalla loro condizione di deprivazione e vanno guidati in un percorso di soddisfacimento dei loro bisogni (non solo fisici ma anche mentali, emotivi, …) e di realizzazione dell’individuo. La cosa peggiore che si può fare è farli vivere nel loro passato, forti della loro indole discreta e pacata. Il rischio è quello di continuare a tenerli in una sorta di “invisibilità” dal momento che, apparentemente, non chiedono nulla. Noi dobbiamo dare loro, noi dobbiamo ascoltarli anche quando i loro segnali non sono così espliciti e dobbiamo insegnare loro a chiedere se, nella vita precedente, sono stati inibiti nel farlo. Sono cani che hanno bisogno di tutto, non solo di dormire! Hanno bisogno di spazi come tutti, di correre come tutti, di imparare a giocare, di essere ascoltati e aiutati come tutti gli altri cani. 

 

I levrieri in adozione (Greyhound e Galgo) non sono cani da esposizione, ma “da lavoro” e possono non rientrare nei standard ufficiali. Spesso non sono cani esteticamente perfetti. Molti di loro hanno sul corpo i segni di anni di corse, delle battute di caccia, delle sevizie, cicatrici e difetti fisici dovuti a incuria dei proprietari e da malattie contratte.

Date le dimensioni del problema non si ha certo la possibilità di salvare tutti i cani senza futuro e si è consapevoli che il lavoro dei volontari non potrà cambiare il mondo, ma basta osservare le foto dei cani prima e dopo il viaggio verso la salvezza per avere la certezza che almeno “il loro mondo” ora è cambiato. 

 

 

Copyright © 2013 Luca Finazzo.

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Di seguito troverete una serie di foto e di video che testimoniano in immagini quanto avete letto sino ad ora. Queste foto e questi video rispondono, se ce ne fosse ancora bisogno, alla domanda: “Perché un levriero e perché un cane dalla Spagna o dall’Irlanda.

 

 

Quello che vi proponiamo quì sotto è un documentario che si intitola Febrero el meido de los galgos. Prendetevi il tempo di guardarlo.